Dalla quarta di copertina:
Come scrive Alfredo Somoza, decano del giornalismo italiano sull'America Latina, nella prefazione al libro: "Il lavoro di Francesco Guerra si può leggere come un diario, appassionante e appassionato, sulla discesa agli inferi del Brasile". Ventotto articoli, pubblicati tra il novembre del 2018 e lo stesso mese del 2020 sul giornale online NeXt Quotidiano, i quali, idealmente, scandiscono il tempo di un progetto golpista avviato nel 2016 con l'impeachment della Presidente Dilma Rousseff, proseguito – al ritmo del giustizialismo populista della Lava Jato dell'ex giudice Sergio Moro e del procuratore Deltan Dallagnol – con l'ingiusta detenzione dell'ex presidente Lula e conclusosi, di fatto, con l'elezione alla Presidenza della Repubblica dell'attuale leader di estrema destra Jair Bolsonaro. Un progetto naufragato di fronte alla conclamata incapacità di governare mostrata da Bolsonaro, cui ha fatto seguito la revisione, da parte del Supremo Tribunale Federale, delle condanne comminate a Lula, la sua candidatura e infine la sua elezione alla presidenza. Una storia straordinaria, quella legata a questo operaio nordestino divenuto Presidente del Brasile per la terza volta, che, nel corso del suo mandato, dovrà avviare un robusto ciclo di riforme, per il quale sarà necessario un rinnovato clima di pace tra poteri dello Stato troppo spesso in conflitto fra loro, anche a causa di una architettura istituzionale a dir poco disordinata. Una cronaca dal Brasile, arricchita dal rigore teorico di chi, prima che reporter, è storico, capace di confrontarsi con più temi di analisi (dal lawfare al narcotraffico, fino alla pandemia da Covid-19) e di soffermarsi, anche, su altri contesti latinoamericani, quali, per esempio, la Bolivia, la Colombia e l'Honduras, ogni volta restituendo la complessità delle realtà rappresentate, siano esse un discusso tentativo di golpe o una ramificata rete di relazioni tra attori istituzionali coinvolti nel narcotraffico internazionale. "Francesco Guerra – conclude Somoza – ci racconta queste cose in modo radicale, ma sempre rigoroso. Con taglio giornalistico, che svela però l'humus accademico dell'autore. E non potrebbe essere altrimenti perché il Brasile di oggi urla disperatamente il suo bisogno di solidarietà, non ideologica, ma sì radicale. Non si può essere moderati davanti allo spettacolo che la grande nazione brasiliana ci sta offrendo. Esserlo vorrebbe dire diventarne complici".